1979
La nostra partecipazione ai Congressi Apimondia, la pubblicità su riviste apistiche straniere e il passaparola fra gli apicoltori di tutto il mondo a proposito della buona qualità dei nostri prodotti, ci avevano fatti conoscere un po’ dappertutto, le richieste aumentavano e ci trovammo nel dilemma: fabbrichiamo un capannone più grande?
In quel periodo il Comune di Faenza stava lottizzando del terreno agricolo vicinissimo alla città, rendendolo “zona industriale” e questa fu l’occasione che prendemmo al volo.
Anche stavolta facemmo progettare il capannone prefabbricato con dimensioni molto maggiori di quelle subito necessarie. (40 metri x 80 metri) suddiviso in tre reparti:
- Commerciale
- Meccanica
- Falegnameria
Una volta visto finito ci siamo anche un po’ spaventati, ma in questo modo potevamo tentare l’espansione verso nuovi mercati.
Già da molto tempo ci eravamo specializzati nella lavorazione dell’acciaio inossidabile e in questi capannoni tutto si poteva muovere con i carri-ponte, soprattutto i rotoli di lamiera inox pesanti diverse tonnellate.
L’ottima disponibilità di spazio ci permise di far progettare da ditte specializzate tutte le attrezzature personalizzate per il taglio e la saldatura automatica dei recipienti inox e le lavorazioni ad esse collegate.
Furono fabbricate espressamente per noi diverse macchine automatiche per la produzione dei recipienti inox che utilizzano la tecnica della saldatura T.I.G. sia verticale nel cilindro che circolare nel fondo.
Una altra macchina fu fabbricata esclusivamente per la saldatura delle ghiere inox su cui avvitare i rubinetti.
Queste macchine saldano la lamiera di acciaio inox semplicemente fondendo i due lembi della stessa, senza aggiungere altro materiale. Ne risulta una saldatura quasi invisibile ma soprattutto rispondente alle più rigide norme in fatto di prodotti adatti al contatto con gli alimenti.
Le vecchie giunture fatte con la tecnica della aggraffatura, molto più economiche ed utilizzate da fabbricanti che cercano solamente il prezzo basso, sono da tempo vietate perché si prestano a trattenere parte del miele che vi si infiltra, generando fermentazione.
Nel 1980 quindi ci trasferimmo definitivamente nella nuova sede di via De Crescenzi 18 a Faenza, lasciando nella vecchia sede di via Armandi 19 solamente gli sterilizzatori e le macchine Rietsche per la trasformazione della cera in fogli.
La lavorazione della cera è sempre stata la segreta passione del babbo (Armando) fin dagli inizi del suo incontro con l’apicoltura.
Si trattava di due linee Rietsche per lo stampaggio del foglio cereo “fuso” (più rigido) e di una linea per lo stampaggio del foglio cereo “laminato” (più flessibile).