Anno 1971 – Giuseppe Lega Racconta

Anno 1971 – Giuseppe Lega Racconta

1971

L’amico Giulio Piana aveva contatti con i più importanti apicoltori, commercianti di miele e comunque persone coinvolte con l’apicoltura in tutta Europa.

Lo so per certo perché venivo molto spesso coinvolto nelle sue avventure nelle quali facevamo coppia fissa, soprattutto recandoci in auto per lunghi viaggi in Francia e Germania.

Accadde che un giorno mi telefonò in prossimità delle feste natalizie del 1971 chiedendomi il mio passaporto perché doveva farlo tradurre in arabo.

La Libia

Aveva avuto dal dott. Cannamela, segretario generale di Apimondia a Roma, una richiesta strana dall’ambasciata italiana a Tripoli, con la quale si chiedeva il contatto con apicoltori italiani per discutere la ripartenza della apicoltura in Libya, praticamente distrutta dopo la cacciata degli Italiani voluta dal colonnello Gheddafi.

Una proposta simile lo elettrizzò immediatamente e preparammo la missione, lui come manager ed io come interprete in lingua inglese, per i primi mesi del 1972.

Il primo appuntamento fu al ministero dell’agricoltura libico con sede ad alcune decine di Km dal centro di Tripoli, e ci rendemmo subito conto di essere finiti in un mondo dove il tempo e il rispetto degli orari erano pura utopia.

  • Il primo giorno lo passammo in sala di attesa.
  • Il secondo giorno fummo ricevuti da un funzionario che non aveva la minima cognizione di cosa fosse l’apicoltura.
  • Il terzo giorno fummo invitati a presentarci in un negozietto di abbigliamento in centro città dove incontrammo il sig. “A” che parlava benissimo l’italiano, padre del funzionario suddetto.

Qui cominciammo a capire quando avremmo incontrato la commissione incaricata di illustrare il progetto del ministero. Toccò a Giulio Piana spiegare nei dettagli quale sarebbe stata la procedura per ripopolare di api la Libya, prima di tutto dall’Italia potevamo spedire solamente famiglie di api su telaini di misura “Dadant” ma questo non incontrò ostacoli perché i pochi alveari sopravvissuti in Libya dopo la partenza degli Italiani già erano in misura Dadant.

La seconda cosa chiarita fu che dall’Italia sarebbero stati spediti degli sciami, con regina, in cassettini economici da 5 favi da travasare in arnie da 12 favi dopo l’arrivo a destinazione.

Questo consentiva di trasportare in aereo un numero doppio di famiglie.

Alla fine l’incontro risultò proficuo e il primo ordine di 2.000 sciami fu firmato, Giulio Piana aveva preventivamente coinvolto nell’impresa due suoi fidatissimi, validi amici ed esperti apicoltori professionisti, Domenico Porrini e Giorgio Vangelisti,
perché la consegna di una prima tranche sarebbe stata di 2.000 sciami, difficile da gestire da un solo fornitore.

Scopri di più su Giulio Piana sul sito Piana Miele

Organizzare il Trasporto in Libia

La “titanica” regia di tutta l’operazione funzionò perfettamente, i camion (forse più di una dozzina, vedi foto numero 1) alle prime luci dell’alba, nei tempi stabiliti raggiunsero l’aeroporto di Fiumicino nella “zona cargo” in maniera scaglionata.

I cassettini furono posizionati su dei pallet speciali, legati e caricati nel ventre del gigantesco aereo DC 10 (vedi foto numero 2).

Qualsiasi contrattempo che avesse ritardato l’arrivo anche di un solo camion avrebbe mandato a monte l’intera operazione. Per prima cosa le api non avrebbero potuto restare chiuse nei cassettini per lungo tempo, pena l’asfissia, e in caso di ritardi nella partenza andavano nuovamente scaricate dall’aereo e portate in campagna.

Ma la seconda cosa non meno importante era che un aereo DC 10, già noleggiato e pagato, doveva anche rispettare l’orario di decollo.

Volammo, Giulio e io (ndr Giuseppe Lega), seduti su di uno strapuntino di tela alle spalle dei piloti per circa due ore ed arrivammo in prossimità dell’aeroporto di Tripoli.

Tutto d’un tratto i piloti cominciarono ad imprecare e ci chiamarono urgentemente in cabina dove vedemmo la ragione delle loro imprecazioni.
Alcune api, forse una ventina, che erano rimaste attaccate fuori dei cassettini, vedendo la luce erano volate in cabina terrorizzando i piloti proprio nel momento dell’atterraggio e noi dovemmo schiacciarle sui vetri mentre toccavamo terra.

Da quel momento in poi (e se non ricordo male, nei sei anni seguenti hanno volato altri 17 aerei con lo stesso tipo di carico) la compagnia aerea ha preteso che tutti i pallet coi cassettini fossero completamente avvolti da rete protettiva.

L’apicoltura in Libia in quegli anni

Purtroppo abbiamo dovuto riscontrare che da parte dei tecnici libici non c’era una sufficiente conoscenza dell’apicoltura. La commissione che doveva esaminare gli alveari prima della spedizione chiedeva di venire in Italia in pieno inverno e, per accontentarli, i nostri bravi apicoltori hanno dovuto portare i cassettini dentro a dei capannoni riscaldati in modo che le api almeno uscissero dal glomere.

Al contrario, durante uno dei molti scarichi a Tripoli, in aeroporto abbiamo saputo che una parte dei cassettini doveva proseguire su un altro aereo militare C 119 per Bengasi e, nonostante le nostre proteste, tutti i pallet erano stati temporaneamente parcheggiati a 10 metri dietro lo scarico dei motori dell’aereo stesso, ovviamente accesi. In questo caso eravamo in piena estate libica e ho temuto veramente di vedere colare la cera liquida fuori dai cassettini.

Durante un altro atterraggio di un carico di cassettini, abbiamo udito una imprecazione arrivare dai piloti che poi ci hanno spiegato la causa. Sulla pista era stato “dimenticato” un trattore e l’atterraggio è stato fatto solamente sulla seconda metà della pista….che per fortuna era lunga.

Molti degli apicoltori che, qualche giorno dopo l’arrivo degli sciami, dovevano provvedere alla operazione di “travaso” nelle arnie normali non erano affatto esperti e, benché non si trattasse di operazioni difficili anche per un apicoltore alle prime armi.

Il mio amico Giulio Piana si improvvisava istruttore molto volentieri. Nella foto presente in fondo all’articolo lo vediamo mentre osserva il loro modo di preparare empiricamente il candito per nutrire le api.

Tante volte Giulio ed io siamo andati a Tripoli, anche senza accompagnare le api, soprattutto quando si dovevano discutere le nuove forniture, ed ogni volta era una avventura assicurata.

Una di queste volte, per il ritorno, abbiamo atteso un paio di ore oltre l’orario di partenza previsto, nell’aeroporto rovente che allora era costruito tutto in lamiera zincata ondulata, senza che nessuno ci volesse dire il perché.

Poi siamo stati fatti uscire sul piazzale ed abbiamo visto molto da vicino una lunga fila di ambasciatori che sono stati salutati da colonnello Gheddafi in partenza per un suo viaggio diplomatico, e solo dopo siamo potuti partire anche noi.

Anche se regolarmente passavamo dall’ufficio Alitalia in centro a Tripoli per avere la certezza del nostro check-in per il ritorno in Italia, quando arrivavamo al banco accettazione in aeroporto trovavamo sempre un sacco di problemi per l’imbarco.

Alla fine abbiamo capito il perché.

Bastava “dimenticare” 50 dollari dentro il passaporto…e la partenza era assicurata.

Il mio interesse a questi viaggi non era solamente quello di fare l’interprete per Giulio ma anche di proporre la ditta Lega come fornitrice delle attrezzature che avrebbero dovuto servire ai nuovi apicoltori e fu così che le nostre attrezzature piacquero e dovemmo industrializzare le nostre produzioni.

In quei tempi c’era una ditta tedesca che, quasi sconosciuta in patria, aveva monopolizzato le forniture apistiche in tutti i paesi arabi e con la quale ci siamo dovuti scontrare duramente per vincere in Libya.

Fortunatamente eravamo già nel capannone nuovo di via Armandi e anche i grandi numeri non ci facevano più paura.

La specializzazione di Lega come produttori di attrezzature apistiche

In questo periodo così attivo abbiamo dovuto assumere tanti nuovi dipendenti ma soprattutto abbiamo dovuto prendere una decisione che ci ha rattristato: non avevamo più tempo per seguire tutto quello che avevamo messo in moto.

Uno dei nostri dipendenti, (Lama) che nel frattempo si era specializzato nell’allevamento delle api regine, ci disse che avrebbe acquistato lui l’intero nostro allevamento e si sarebbe messo in proprio.

Il sig. Tortora di Ozzano Emilia, noto in tutto il mondo come eccellente allevatore di api regine, acquistò tutti i nostri apiari e così noi potemmo dedicarci esclusivamente alla produzione delle attrezzature.

Avevamo ceduto quelle attività ma non l’esperienza acquisita negli anni, come apicoltori, esperienza che si rivelò basilare nella progettazione di qualsiasi articolo giudicassimo utile agli apicoltori.

Una frase di mio padre Armando che ripeto spesso era:

Fabbricate il materiale come se lo doveste usare voi

Questo fu anche il periodo nel quale cominciammo a prendere conoscenza delle spedizioni in container, data la mole delle spedizioni alle quali non eravamo ancora abituati.

Le Immagini

spedizione degli sciami per la libia
1 – Preparazione dei camion per la spedizione in Libia degli sciami
carico sull'aereo degli sciami di api per la Libia
2 – Carico sull’aereo cargo degli sciami di api per la Libia
spedizione sciami in libia foto dalla cabina
3 – Spedizione sciami in libia, foto dalla cabina
Giulio Piana osserva il modo di preparare empiricamente il candito per nutrire le api in libia
4 – Giulio Piana osserva il modo di preparare empiricamente il candito per nutrire le api in libia
preparazione attrezzature apistiche per l'invio in Libia
5 – Preparazione attrezzature apistiche per l’invio in Libia
preparazione attrezzature apistiche per l'invio in Libia
6 – Preparazione attrezzature apistiche per l’invio in Libia
preparazione attrezzature apistiche per l'invio in Libia
7 – Preparazione attrezzature apistiche per l’invio in Libia
lega e l'inizio delle spedizioni all'estero
8 – Lega e l’inizio delle spedizioni all’estero

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