Anno 1955 – Giuseppe Lega Racconta – Parte 2

Anno 1955 – Giuseppe Lega Racconta – Parte 2

1955

In questo periodo eravamo stati contattati da Giulio Piana di Castel S. Pietro, un carissimo amico ed apicoltore di fama internazionale che mi aveva “adottato come fratello minore” per realizzare uno smielatore con una gabbia particolare di sua invenzione.

Il risultato fu per lui più che riuscito e mi risulta che lo smielatore sia ancora in funzione nell’azienda.

I Primi Viaggi

Questa conoscenza dava l’occasione a Giulio di coinvolgermi nei suoi viaggi, che, all’inizio erano nell’ambito italiano.

Ricordo bene le prime “fiere di S. Giuseppe” che si tenevano a Trento il 19 Marzo di ogni anno e delle quali eravamo venuti a conoscenza tramite l’associazione degli apicoltori locali (Il maestro Andreatta ne era il presidente).

Partivamo con una “Millecento” adattata a camioncino da Castel S. Pietro alle quattro del mattino per cui io dovevo alzarmi alle due e farmi accompagnare dal babbo (Armando).

A quei tempi e a quell’ora, senza autostrada, la “bassa padana” era molto spesso il regno delle nebbie si era obbligati a procedere a passo d’uomo, su strette strade di campagna con la testa fuori dal finestrino per vedere il fossato.

Ricordo bene una di queste mattine in cui la nebbia gelava sul parabrezza e dovevamo fermarci ogni due minuti per raschiarla.
Giulio fermò la macchina e mi disse:” quello lì a destra era un campo di patate, vai a vedere se ne trovi una”.

Allora saltai il fossato e brancolando nel buio totale cominciai a tastare il terreno e poco dopo, miracolosamente mi trovai una patata in mano. La spaccammo in due e la strofinammo sul parabrezza.

Da quel momento in poi non ci fu più ghiaccio sul parabrezza.

All’arrivo a Trento, venivamo ospitati nella palestra di una scuola.
Su di un tavolo io esponevo i miei affumicatori, coltelli e maschere e lui i fogli cerei “Cereoblock”.

La sera tutto era venduto.

La Fiera di Trento ci diede l’occasione di incontrare il presidente del Consorzio Apistico di Bolzano, il sig. Pfeiffer, ed in breve diventammo fornitori anche di quel consorzio.

Qualche problema lo avemmo per la costruzione degli smielatori a causa delle dimensioni dei favi adottati allora in Alto Adige, ma fu presto risolto.

Una delegazione del consorzio di Bolzano, qualche anno dopo, venne in visita alla nostra microscopica officina e di quella visita ho ancora un ricordo fotografico (vedi foto numero 1).

Ancora un ricordo delle nostre missioni a Trento, ma qualche anno dopo, stavolta con il babbo (Armando), sempre di mattina presto e con il nebbione.

Ad un certo punto vedemmo apparire al centro della strada un uomo gesticolante che ci fermò e ci disse “ho ammazzato mio fratello” e ci chiese di seguirlo.

Salimmo un viottolo che si inerpicava sull’argine del fiume e arrivammo ad un trattore. Riuscimmo a capire dalle sue parole sconnesse che col trattore trainava un rimorchio che, per un errore di manovra si era rovesciato nell’alveo del fiume.

Il rimorchio era carico di cassoni per la frutta e fra i cassoni c’era anche il fratello. Scendemmo fino al rimorchio che era capovolto, con le ruote in alto e lo spingemmo di lato.

Scivolò via con facilità e scoprimmo il fratello, sano e salvo, rimasto protetto dai cassoni.

Le Immagini

1 – Una delegazione del consorzio di Bolzano

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